venerdì 2 gennaio 2009

Babele è un’opportunità… non una punizione.

« Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese del Sennaar e vi si stabilirono.
Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento.
Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non dispenderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra

(dalla Bibbia, libro della Genesi 11, 1-9)


Tra i racconti della Bibbia, il mito di Babele è certamente tra i più affascinanti.
L'interpretazione ortodossa di tale racconto, conduce all'idea che Dio punisce lo stolto orgoglio degli uomini, rei di voler costruire una torre alta fino al cielo, dando origine alle diverse lingue del mondo e impedendo in tal modo che i costruttori possano collaborare tra loro.

E ' la riproposizione, in altra veste, del mito di Prometeo, laddove il suo supplizio è certo più orribilmente cruento della punizione che il Dio giudaico infligge ai costruttori della torre.

Eppure io ho sempre voluto immaginare un'interpertazione diversa del mito di Babele, forse troppo personale ma magari più ottimistica.

Oggi la tecnologia ha reso il mondo molto più piccolo e i grandi flussi migratori che, come in un sistema di vasi comunicanti, portano masse di uomini a spostarsi dai paesi poveri a quelli più ricchi, ci impongono la necessità di misurarci con molteplici "diversità culturali", di cui la diversità linguistica è il segno più percepibile.

In qualche modo e nei diversi settori della società, come i costruttori della torre di Babele, siamo gomito a gomito, intenti a costruire una "torre di comunicazione" non meno ambiziosa, laddove "la diversità" può essere un'opportunità, un cemento, un moltiplicatore di civiltà... e non una punizone divina.

In questo contesto, chi ha la passione della scrittura e, per diletto o per mestiere, operando su piani diversi, si misura con "il gioco" della comunicazione, deve ogni giorno imparare una nuova regola, sperimentare una nuova idea, trarre lezioni da un nuovo errore, immaginare una soluzione più originale o reinterpretare schemi già collaudati.

Da tutto questo nasce l'dea di un Blog e il suo titolo, cioè di un luogo dove "un'artigiano" della parola prova a raccontare le sue esperienze e cerca di entrare in comunicazione con altri che coltivano la stessa passione o mestiere, per provare a crescere vicendevolmente, imparando gli uni dagli altri… perché la diversità delle conoscenze, delle idee, delle visioni…non sia un limite ma un’opportunità.


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