venerdì 31 dicembre 2010

Bilancio del blog nel 2010

L’ultimo post del 2010 è ovviamente dedicato ai bilanci.

L’idea del blog è nata il 1° Gennaio 2009, il primo post era in linea il 15 Febbraio. Il bilancio del 2009 fu sorprendente, rispetto alle mie aspettative iniziali.

Il 2010 è stato l'anno del consolidamento.

Il blog si è confermato un'eccezionale e necessaria "palestra" di scrittura e comunicazione; mi ha fornito riscontri incoraggianti sul mercato che si sta sviluppando in Italia nel campo della comunicazione tecnica;
mi ha dato la possibilità di un confronto con professionisti del settore, più esperti di me; mi ha dato spunti per approfondire aspetti del mio lavoro, senza la pressione tipica che spesso detta il ritmo delle nostre quotidiane necessità professionali.

Senza il blog non avrei avuto la soddisfazione di essere citato da Cristina Mariani, che ringrazio ancora per l'apprezzamento, nel suo ultimo libro "Comunicazione low cost".

Voglio usare anche quest'anno l'immagine che avevo coniato alla fine del 2009: il blog ti obbliga a dedicare maggiore attenzione a tutto ciò che ha che fare con il tuo mestiere di comunicatore tecnico e con la scrittura in generale… un po’ come quell’amico che ti trascina a fare jogging perché magari da solo cederesti alla pigrizia.

E ora per gli appassionati dei dettagli, qualche elemento numerico.
Di seguito potete vedere “l’encefalogrammma” del blog durante il 2010:


Un inizio vivace, un paio di periodi "stanchi", in Aprile ed Agosto, poi da Settembre fino alla fine un sensibile e prolungato incremento di contatti,con più di un picco robusto e, per fortuna, mai “andamento piatto”!

I numeri vanno presi con le molle, in quanto il rilevamento non è sempre affidabilissmo, ma diciamo che applicando una variazione del 5%, per eccesso o per difetto, diventano numeri solidi.

Circa 13.200 visitatori; di questi, circa 3.200 ritornano abitualmente sul blog.
Il tempo medio di visita si aggira intorno ai 3’10” , per tutti i 13.200 visitatori.
I nuovi visitatori indugiano per circa 1’40”, quelli che ritornano lo navigano per circa 8’10” .
Le pagine visitate sono circa 27.000 ma se eliminiamo almeno il 20% di pagine che vengono accedute “per caso” e poi subito abbandonate, diciamo che scendiamo a poco meno di 22.000.

Ho ricevuto visite da 70 paesi diversi, anche se il 90% (circa 12.100) è concentrato in Italia:




Per un blog scritto in italiano, che si occupa di una professione di nicchia, nulla di strano. La Svizzera è il secondo paese nella classifica degli accessi.

I numeri sono del tutto analoghi a quelli esposti nell'ultimo post del 2009 e credo che questa osservazione sia confortante.

Possiamo chiudere qui.
Ci vediamo domani, nel 2011, che vi auguro pieno di salute, lavoro e serenità, che sono sempre e comunque le cose più importanti.
Ciao.
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mercoledì 29 dicembre 2010

Prevenire gli incidenti sul lavoro: anche con la documentazione tecnica

Vi segnalo un articolo (fonte Unistudio) che deve far pensare.

Secondo i dati INAIL, nel 2009 gli infortuni sul lavoro ufficialmente denunciati sarebbero 790.000. Di questi, molti sono risultati mortali.

L’uso errato di macchine e impianti rappresenta spesso una delle cause di tali incidenti. Troppo spesso si tiene in considerazione la sicurezza della macchina solamente nella fase di progettazione o costruzione. Ma anche se perfettamente funzionanti, le macchine possono essere pericolose se non vengono usate in modo corretto e secondo le indicazioni d'uso fornite dal costruttore.

Per tutte le macchine che ricadono nelle indicazioni della Direttiva Macchine 98/37/CE, il Manuale d’uso e manutenzione deve essere considerato un vero e proprio strumento di prevenzione degli infortuni.

Avevo accennato a questo tema nel post del 20 Novembre 2010, in particolare ai punti 2 e 3.
Mi riprometto di approfondire l'argomento in futuro, ma è evidente che, specialmente in certi settori, comprimere i costi di sviluppo della documentazione tecnica e sulla formazione delle persone che devono utilizzare certi macchinari, è una scelta estremamente discutibile se non drammaticamente miope.

Philip Kotler, uno dei "guru" mondiali del marketing, ha detto una frase molto interessante:
"Le aziende si preoccupano troppo di quanto costa fare. Dovrebbero preoccuparsi, invece, di quanto costa non fare".

Questa frase si adatta benissimo all'argomento del post, ma temo che la riprenderò in futuro perchè è ora di iniziare tutti insieme a fare dei ragionamenti sui costi nascosti del NON FARE, della NON QUALITA', della NON INNOVAZIONE, della NON SICUREZZA e di altro ancora che in qualche modo ci riguarda, indipendentemente dal lavoro che facciamo.
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martedì 28 dicembre 2010

Saper scrivere è anche... non scrivere più di quanto basta!

Asciugare, ridurre, semplificare senza distorcere il senso di una frase, sintetizzare, togliere, togliere tutto ciò che non serve. Il mestiere del comunicatore tecnico è un mestiere "a togliere"; partire dal blocco di marmo e togliere tutto quello che è "in più" e che racchiude "la statua", il concetto che vogliamo sia visibile a tutti.

Lo pensava Michelangelo quando scolpiva, lo hanno pensato moltissimi grandi scrittori, a maggior ragione lo deve pensare un comunicatore tecnico, che non scrive romanzi o altri tipi di componimenti creativi, ma scrive per aiutare altri a capire concetti da utilizzare nel loro lavoro.

Di queste cose, in quasi due anni, vi ho parlato molte volte ed ho scritto più di un post sull'argomento, racchiusi nella sezione Esercizi di riscrittura.

Ma stasera vi segnalo un post interessante di Leslie O'Flahavan, in cui si dimostra come sia possibile riscrivere un testo usando solo la metà delle parole rispetto alla stesura originale.

Provateci, è un esercizio molto utile. Prendete un testo dal Web, da un sito qualsiasi, su un argomento a caso (magari eviterei un trattato sulle particelle sub-nucleari...). Provate a riscriverlo con la metà delle parole, facendo attenzione, ovviamente, a non stravolgerne il senso. Vi accorgerete che Leslie ed io abbiamo ragione, cioè che quasi sempre è possibile migliorare un testo, asciugandolo da tutto ciò che è inessenziale.

Provateci e fatemi sapere.
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venerdì 24 dicembre 2010

BUONE FESTE!

Abbiamo tutti bisogno di riposo e di speranze. Un augurio sincero di salute, lavoro e serenità a tutti i miei lettori.


E un paio di libri da regalare a chi vi sta a cuore.

Uno è un classico, "Lezioni americane" di Italo Calvino.
Per chi ama scrivere è uno di quei libri che SI DEVONO leggere. La lezione sulla "leggerezza", in particolare, dovrebbe essere mandata a memoria, come una preghiera. E chi scrive documentazione tecnica dovrebbe applicarla ogni volta.

L'altro è "Palazzo Yacoubian", un libro che ho letto di recente, di un grande scrittore egiziano, Ala Al-Aswani. Per chi ama o vuole conoscere meglio l'Egitto, aldilà degli stereotipi commerciali fabbricati per i turisti occidentali. Leggi questo articolo...

domenica 19 dicembre 2010

La Qualità nella documentazione tecnica: lo scalpello di Michelangelo... o la sua mente?

Mi sono laureato in Ingegneria a La Sapienza di Roma, nella storica sede di S.Pietro in Vincoli. La facoltà è ospitata in uno splendido edificio che in origine era un convento, adiacente ad una delle più antiche basiliche romane in cui è ospitato "Il Mosè" di Michelangelo, una delle sue opere più maestose.
photo © 2005 Vento di Grecale | more info (via: Wylio)

Più volte ho avuto occasione di ammirarlo ed ogni volta c'era un particolare che mi sorprendeva: una piega del panneggio che sembrava morbida come la seta, una vena che sembrava pulsare nel possente braccio sinistro, un particolare della barba o del viso che sembravano in movimento.

Quale tecnologia ha prodotto questa meraviglia? In apparenza, un banale scalpello. Simile a quelli che ho nella cassetta degli attrezzi per i lavori domestici.

C'è qualcosa di più rozzo di uno scalpello che vi possa venire in mente? Non lo so, forse si, ma poca roba. Eppure, messo nelle mani di un genio dell'umanità, ha prodotto qualcosa di meraviglioso. Mentre nelle mie mani al massimo serve a far da leva per sollevare il tombino di cemento che ho in giardino.

MA TUTTO QUESTO COSA A CHE FARE CON IL TECHNICAL WRITING?

Nelle offerte di lavoro che ricevo attraverso i siti di JobSearch, specialmente negli ultimi 2-3 anni, sono sempre più pressanti le richieste inerenti alla conoscenza di strumenti di Authoring largamente utilizzati (RoboHelp, FrameMaker, DocBook, HTML Help Workshop, DITA, ...) che negli ultimi 10 anni si sono progressivamente diffusi, specialmente nelle aziende medio-grandi.

Tali prodotti sono divenuti via via sempre più versatili e dotati di un gran numero di possibilità.

Dispongono di funzionalità per la generazione automatica dell'indice di un manuale, per la memorizzazione dei contenuti in un DB,  per l'attività di importazione/esportazione di testo da/verso il formato XML, per la pubblicazione sul Web e nei diversi formati generalmente utilizzati dagli utenti, in particolare PDF.

Indubbiamente, facilitano le operazioni di riutilizzo e di aggiornamento dei contenuti.

Lo stesso contenuto posso "montarlo" in 5 "schemi" diversi che possono generare 5 documenti diversi.
Quindi lo scrivo una volta sola, eventualmente lo traduco nella lingua che mi interessa una volta sola e lo utilizzo in 5 situazioni diverse senza dover fare "copia e incolla" ma attraverso una procedura automatizzata.
Quando questo contenuto deve essere modificato, modifico "il master" e poi propago la modifica ovunque mi necessita con un semplice click.

BELLO NO? Bellissimo! MA FATE ATTENZIONE!

Non confondete lo scalpello di Michelangelo (i sistemi di Authoring) con la mano di Michelangelo, che sta attaccata al cervello di Michelangelo che ospita la fantasia visionaria ed il genio di Michelangelo!

In altri termini, è utile conoscere tecnologie che sono in grado di velocizzare e razionalizzare il processo di produzione della documentazione tecnica. Ma tali strumenti cosa sono, nella loro essenza?

Sono dei "montatori di contenuti". E se non sappiamo scrivere e strutturare "i contenuti", cioè se non conosciamo "il mestiere di scrivere" e non applichiamo i suoi fondamentali nella realizzazione di ogni singolo contenuto, poi potremo montarli e rimontarli come vogliamo, con tutti i prodotti di Authoring di questo mondo, ma otterremo sempre un risultato scadente.

Dobbiamo quindi riflettere sull'idea che gli strumenti possano, ingannevolmente, prendere il sopravvento sul “mestiere”, pericolo tanto più subdolo quando si incarna nella skill request che viene specificata in un'offerta di lavoro.

Infatti, sembra che si stia facendo strada l'idea che trovare lavoro come Technical Writer dipenda da quanti di questi strumenti è possibile elencare nel proprio CV. Frequentemente, nei forum, il dibattito è imperniato sugli strumenti e le tecnologie emergenti, sulle metodologie di misurazione del proprio rendimento lavorativo (in termini di "pagine al giorno" o "documenti in un mese" o altro ancora), mentre accade di rado che i temi siano lo sviluppo dei contenuti e la loro Qualità.

I vantaggi offerti dagli strumenti di Authoring sono indiscutibili ma, almeno per ora, non sono di grado di produrre contenuti. E' ancora necessario un redattore per creare i contenuti e lo scopo di questi strumenti è quello di rendere più efficente e veloce la produzione e l'aggiornamento su larga scala di molti documenti diversi. Tutto qui.

Del resto, a cosa serve usare i collegamenti ipertestuali o le funzioni di ricerca rapida per scorrere velocemente un documento, saltando da un punto all'altro, se poi l'utente non trova le informazioni che cercava, oppure se queste sono incomplete?

La documentazione di un prodotto, se è di buon livello, deve guidare con semplicità l'utente all'uso efficace del prodotto e poco conta che sia stata prodotta con RoboHelp o DITA o con un "primitivo scalpello" altrimenti noto come Microsoft Word.
Su nessun manuale ho mai visto la scritta “Sviluppato con il miglior strumento di Authoring in commercio”.
Non ho mai conosciuto un cliente che abbia espresso preferenze sugli strumenti utilizzati per realizzare un Installation Manual o un Tutorial.

Quindi usiamo gli strumenti per quello che sono, traendone cospicui vantaggi di ogni genere, ma non infiliamo "la scorciatoia concettuale" di pensare che la Qualità di un documento derivi dallo strumento che usiamo per realizzarlo.

Se fosse vero, con il mio scalpello potrei scolpire capolavori come "Il Mosè" ogni giorno.
Invece non mi succede mai... :-).
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venerdì 10 dicembre 2010

Bookmarks in the cloud

In questo periodo sto progettando un restyling del blog, voglio realizzare in sito professionale di auto-promozione, sto iniziando a lavorare per un nuovo cliente e sto sperimentando nuove idee.

Quindi sono in rete molte ore al giorno e quando vado su un sito che mi interessa lo navigo un po' e poi penso: "...questo ora lo registro tra i bookmark, poi ci torno con calma...".

Ma a volte capita di non avere il proprio portatile a disposizione, con tutti i bookmark ben classificati. Magari si accede ad Internet dallo smartphone o dal PC dell'albergo o da una postazione di un cliente e allora sarebbe bello avere i propri bookmark "in the cloud".

Instapaper vi consente, dopo una velocissima registrazione, di mantenere i siti visitati in una directory a voi dedicata.


Potete poi visualizzare i contenuti delle pagine Web che avete memorizzato da qualsiasi terminale (questo lo devo ancora verificare), anche in modalità ONLY TEXT se volete velocizzare il download delle pagine su terminali mobile.

Per salvare velocemente le pagine, vi mette a disposizione un bookmarklet che potete trascinare sulla barra dei bookmark del vostro browser. Ogni volta che una pagina vi interessa, premente il pulsante Read Later e la pagina sarà salvata sul server Web di Instapaper.

ATTENZIONE! NON SARA' "PER SEMPRE"!

L'idea è di un repository "temporaneo", quindi non viene data alcuna  garanzia esplicita che i vostri bookmark saranno mantenuti per i prossimi 30 anni! Ma del resto ciò sarebbe anche assurdo, data la natura stessa del Web. Diciamo che sono abbastanza confidente nel fatto che tra 6 mesi potrò trovare nel Web i bookmark che ho salvato ieri, e questo mi basta.

D'altro canto, se entro 6 mesi non trovo il tempo di visitare e classificare un sito che ritenevo interessante... vuol dire che non lo era!

Spero possa esservi utile.
Ciao.
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giovedì 9 dicembre 2010

Immagini free per i vostri post: Wylio

Quando si scrive un post, il potere evocativo delle immagini può essere di grande aiuto per catturare l'attenzione del lettore. Cercando in rete, ci si può imbattere in immagini coperte da copyright.

Ieri ho trovato un nuovo motore per la ricerca di immagini free, Wylio.
Tali immagini sono rese disponibili dagli autori sotto la licenza Creative Commons (uso non commerciale).

Per inserire l'immagine nella vosta pagina Web basta fare il copia-incolla di un brano di codice che già contiene i riferimenti al suo autore. Tali riferimenti sono posizionati proprio sotto il bordo inferiore dell'immagine e basterà cliccarli per ri-conoscerne la proprietà intellettuale.

Ed ecco un esmpio:

Free Happy Rainbow Water Droplet on Green Creative Commonsphoto © 2007 D. Sharon Pruitt | more info (via: Wylio)

Wylio consente l'accesso a decine di migliaia d'immagini, ho fatto alcuni test e sono molto soddisfatto, provate ad usarlo.

Se poi volete saperne di più sulla licenza Creative Commons, potete inizare da qui.
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Realizzare una buona Presentazione non è un pranzo di gala

Uno dei terreni più scoscesi dove si può misurare la capacità di un comunicatore tecnico è quello delle Presentazioni. Questi oggetti sono spesso elementi decisivi (insieme al White Paper e al Case Study) nel convincere un potenziale cliente ad adottare la nostra soluzione o prodotto.

Ma per qualche imperscrutabile motivo, si pensa che realizzare una Presentazione consista in una banale collezione di slide più o meno arrangiate, fatta in fretta e furia, realizzate facendo copia e incolla "al buio" di altro materiale aziendale, spesso pessimo anch'esso.

Io da anni vedo andare in giro Presentazioni risibili, che vanno benissimo per perdere clienti o, se in formato cartaceo, per accendere il camino a Natale.

Realizzare una buona Presentazone richiede notevole capacità ed io, avvertendo il disagio della mia ignoranza (come diceva un mio vecchio professore), cerco disperatamente di imparare da chi ne sa più di me.

Fortunatamente stavolta posso darvi due "dritte" molto italiane sull'argomento, che ritengo di altissimo profilo. In realtà una ve l'ho già data, la trovate nella sezione DA VISITARE e mi riferisco al blog di Giacomo Mason, www.presentazioniefficaci.wordpress.com.

Ma stamattina, andando in rete per cercare altre cose, mi sono imbattuto in un'altra gemma, il blog di Cristina Rigutto, www.tuttoslide.com. L'ho navigato per un pò e già mi è piaciuto, sia nello stile che nei contenuti.

Anche lei presto entrerà nella sezione DA VISITARE.

Certo, se mi fosse piaciuto vincere facile, potevo stendervi con due super-classici come www.presentationzen.com oppure http://beyondbulletpoints.com/.

Ma per una volta che possiamo disporre di risorse in lingua italiana pregiate ed interessanti, almeno stavolta ci sentiremo un pò meno "provincia dell'Impero".
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mercoledì 8 dicembre 2010

Case Study: risorse in rete

Nel post di Domenica scorsa vi ho parlato del Case Study, uno dei documenti più importanti nell'ambito dell'attività di supporto al marketing e alla prevendita di un prodotto/di una soluzione. Oggi vi fornisco alcuni link che potete navigare per approfondire l'argomento.

Steps on the flyover connecting the Case study Joint Pavilion Group areasphoto © 2010 Bo ( | more info (via: Wylio)

Premetto che le risorse più qualificate e numerose sono ovviamente in lingua inglese.

In italiano purtroppo c'è ben poco, con rare e sapienti eccezioni, prima fra tutte, come sempre, Luisa Carrada ed il suo Scrivere un Case Study. Io stesso sono partito dal post di Luisa e poi ho letto molto altro materiale.

Dal blog di Cristina Mariani potete leggere un altro post interessante. Cristina ha poi  ripreso l'argomento anche nel paragrafo 5.5 del suo ultimo libro - "Comunicazione low cost" - nel quale è presente anche un mio piccolo contributo sull'argomento White Paper.

Un ottima risorsa gratuita in italiano ce la fornisce la Cisco, con una collezione di Case Study relativi a diversi clienti. Ho scoperto questa risorsa dopo aver terminato il post precedente e mi sono accorto che la struttura dei loro CS è del tutto analoga a quella che vi ho suggerito io e questo mi conforta grandemente!

Ed ora alcuni spunti oltrefrontiera.

Dalla Harvard Business School ecco una ricca raccolta di Case Study prodotti dalla Harvard Business Publishing. Potete accedere a più di 13.000 titoli ma dovete acquistarli. La maggiorparte di essi può essere acquisita con meno di 7$. Con un piccolo investimento potete imparare come deve essere costruito un Case Study e in questo caso "l'insegnante" è veramente di alto livello.

Debbie Weil è una guru del Marketing e della comunicazione Web e ci fornisce il suo interessante approccio sull'argomento. 

Infine, un post su come scrivere un Case Study e molti link correlati per ulteriori riflessioni.

In rete potete trovare molto altro, queste sono solo le tracce iniziali di un cammino che potrete disegnare come vorrete.
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domenica 5 dicembre 2010

Saper scrivere... il Case Study (Success Story)

In alcuni post precedenti abbiamo analizzato il ruolo del White Paper nella comunicazione di marketing, soprattutto nell'attività di supporto alla pre-vendita di un prodotto/di una soluzione.

Il White Paper viene spesso indicato come uno strumento di comunicazione "orizzontale", perché generalmente analizza un prodotto/soluzione che possono essere utilizzati da diversi clienti.

Il Case Study è invece uno strumento "verticale", perchè il suo scopo è quello di focalizzare una particolare realizzazione per un particolare cliente.

In quest'ottica, come già accennato nel post del 18 Febbraio 2010, è spesso possibile integrare un Case Study all'interno di un White Paper, proprio perchè la descrizione di una soluzione, tipica di un WP, acquista particolare pregio quando viene rafforzata dalla testimonianza di una sua applicazione concreta in un contesto reale.

Scrivere un CS significa raccontare una storia di successo, raccontare come un prodotto si è integrato nella realtà di un cliente e ha risolto il suo problema. Questo consente uno stile realizzativo "più narrativo" rispetto al WP, più libero ma non per questo meno rigoroso.

Realizzare un CS implica NECESSARIAMENTE il coinvolgimento del cliente che ha adottato la soluzione.
Pubblicare il CS con il doppio logo, il vostro e quello del cliente, è un passaggio INELUDIBILE per la credibilità del CS medesimo. Inoltre il cliente deve contribuire con una testimonianza diretta della sua soddisfazione sul valore del vostro prodotto/soluzione.

L'estensione di un CS non è generalmente inferiore alle 2/3 pagine e non dovrebbe superare le 4/5 pagine.

Gli elementi chiave di un CS sono 5:
  • Il Cliente: presentazione della sua azienda, del settore in cui opera e di tutti i dati più rilevanti per inquadrare la sua posizione nel mercato.
  • Il Problema: presentazione dei bisogni del cliente e delle sue necessità più salienti.
  • La Soluzione: descrizione delle tecnologie, dei prodotti, delle risorse e delle best practices che avete integrato nella soluzione del problema del cliente.
  • I Benefìci: descrizione dei vantaggi tecnologici/organizzativi/economici ottenuti attraverso la soluzione adottata (con particolare enfasi sulla riduzione dei costi e sul miglioramento qualitativo dei servizi offerti, corredati da dati, grafici e tabelle).
  • Il Testimonial: la dichiarazione virgolettata del cliente che presenta il proprio punto di vista, la propria soddisfazione rispetto alla soluzione adottata, il rapporto di fiducia che si è instaurato con il fornitore della soluzione.
Nello sviluppo del CS deve emergere chiaramente il valore aggiunto implicato dalla soluzione adottata e la specificità della medesima, nonchè i differenziatori qualitativi che la vostra soluzione presenta rispetto a soluzioni analoghe. In altri termini, perché è stata scelta proprio la vostra azienda e come avete applicato i vostri prodotti e competenze nella soluzione del problema.

Il punto chiave è proprio questo: qualsiasi soluzione che risolve un generico problema comporta dei vantaggi rispetto alla situazione di partenza, ma solo una soluzione mirata e di particolare pregio, consegna nelle mani del cliente un grande vantaggio competitivo da spendere nel proprio mercato di riferimento.

Ed è questo l'aspetto che dovete far emergere, il "gancio concettuale" che vi permetterà di catturare l'attenzione del prossimo potenziale cliente.

La struttura standard del documento potrà seguire lo schema indicato di seguito:

- Titolo
- Sottotitolo (in una frase, indica il principale vantaggio per il cliente)
- Presentazione del cliente
- Descrizione del problema
- La soluzione
- I vantaggi che il cliente ha ottenuto
- La testimonianza diretta del cliente (una citazione, inserita tra virgolette)
- Eventuali sviluppi futuri della soluzione
- Tutti i contatti (mail, sito internet, telefono della vostra azienda)
- Nota di copyright e data di realizzazione

In un CS si racconta una "storia", attraverso un linguaggio preciso, sintetico, diretto, supportato se possibile da grafici e tabelle, cioè da dati significativi e facilmente interpretabili.

Bisogna raccontare bene "il prima della soluzione" e "il dopo la soluzione".

Essendo una "storia di successo" potete affidarvi al classico schema giornalistico delle 5 W (who, what, when, where, why).

Il doppio logo va messo SICURAMENTE sulla prima pagina (in alto, prima del Titolo) e sull'ultima pagina del CS (in basso dopo i contatti e la nota di copyright, "a chiudere" il CS). Se volete potete mettere il doppio logo su ogni pagina, ma a me sembra eccessivo.

Prossimamente  vi proporrò un template di riferimento.
Come sempre, non pretendo di esaurire l'argomento in poche righe e vi ricordo quello che vi ho decritto è solo uno schema generale, una mappa... MA LA MAPPA NON E' IL TERRITORIO... e lo schema può essere arricchito in base alle vostre esigenze, anche se vi sconsiglio di stravolgerlo.
Rimango in attesa di osservazioni, critiche e contributi.
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